A Champéry, Sam Hill dimostra che non ce n’è per nessuno: il nuovo mostro è lui
Il paesino di Champéry, Portes du Soleil, al confine con la Francia, si è illuminato grazie alla mountain bike, coronando con un finale thrilling la seconda manche del downhill maschile. Sull’hot seat, Matti Lehikoinen era confortato dalla pioggia che stava scendendo ormai da una ventina di minuti, abbondante e incessante. Se la rideva a vedere gli altri rider impigliati nelle reti di protezioni dopo una scodata di troppo sul fango della pista zuppa. «Ice, it seams to ride on ice!» è stato il commento di David Vazquez, grande “vecchio” sceso quando è iniziato il diluvio. I tempi si assestava su un “+40″ o addirittura un “+50″ secondi rispetto ai tempi a pista asciutta. Solo Brendan Fairclough riusciva a limare qualche secondo, scendendo come se non piovesse, e rimanendo staccato di “appena” 35 secondi. Sua Maestà Nicolas Vouilloz subiva la pioggia, e arrivava con oltre un minuto e mezzo da Lehikoinen.
Poi scende lui. “Er saponettaro”. Samuel Hill from Australia, che nella semifinale aveva dato 15 secondi a tutti. Al primo intertempo è in vantaggio. Cala il gelo tra gli atleti che già gustavano il podio, con Steve Peat secondo e Fabien Barel terzo. Le immagini del maxischermo lo fanno vedere che pennella le curve, sul ghiaccio citato prima da Vazquez. Scende come se nulla fosse. Cade, ma si rialza in fretta. Pennella le ultime curve, sulle sponde del four-cross del giorno prima, salta dritto sul rettilineo del traguardo, sprinta a tutta. Un secondo e 63 centesimi. Di ritardo, è terzo. A soli 3 centesimi dal secondo posto di Peat. Rifilando, per la precisione, 1 minuto e 13 secondi a Vouilloz. Vouilloz…
Il week end era iniziato con le sensazioni dei rider, impressionati, che non avevano mai visto un tracciato così ripido. In effetti, una pista con una pendenza media del 27 per cento era assolutamente inedita, e ricordava a molti il tracciato, poco amato, del Monte Tamaro a Lugano, affrontato nei Mondiali del 2003. Anche lì c’era lo zampino di Claudio Caluori.
Il giovedì, un fatto, oltre alla pioggia che è caduta ad intermittenza per tutta la settimana, ha segnato lo svolgersi della gara: Greg Minnaar, vincitore proprio a Lugano nel downhill, è caduto durante il sopralluogo a piedi della pista e, per evitare di scivolare a valle, si è aggrappato ad una radice. Risultato: lussazione della spalla, e conseguente rientro in gara in extremis, e tutt’altro che in forma, dopo una rapida riabilitazione.
Le cadute hanno segnato l’intera tre giorni del downhill. Anche i rider di punta hanno accumulato fino a 5 cadute nella stessa discesa, sovente senza conseguenze, a causa dei tornanti molto stretti, che hanno costretto anche Minnaar e Vouilloz a montare pedali flat: c’è sempre una prima volta. Il tracciato iniziava in una zona non particolarmente felice per il folto pubblico (pagante, come tradizione svizzera) presente: zona stretta, nel fitto del bosco, con alcune piante tagliate per far posto alla pista lasciate bellamente a bordo pista, e che ciclicamente rotolavano, spostate da qualche spettatore distratto, sulla pista. Un paio di doppi spettacolari, più per la pendenza che per la tecnicità, caratterizzavano la prima parte. Qualche compressione e gli ultimi salti erano gli unici tratti artificiali su una pista lasciata sempre abbastanza integra, con radici, sassi, radici, massi lisci, radici. Insomma, radici e fango, le cose che sotto la pioggia sono le più scivolose in assoluto.
Per le ragazze, il percorso era particolarmente arduo. Assente Rachel Atherton, nel parterre con un braccio al collo, sin da subito non si sono trovare a proprio agio Sabrina Jonnier e Tracy Moseley, e in gara ad avere la meglio è stata la padrona di casa Marielle Saner, su Emmeline Ragot e sulla Jonnier, che riusciva a limitare i danni al meglio.
Il four-cross del sabato sera, nel clima generale, è stato un’isola felice. Nonostante il solito acquazzone. Phil Saxena ha disegnato, a tempo di record e non senza difficoltà, un tracciato tecnico e in stile downhill nella parte alta, con molte rocce e una pendenza decisa, e lento, artificiale e fisico nella seconda parte, dopo il grande salto di un torrentello: due panettoni quasi in piano, due paraboliche piuttosto lente per il materiale “da cantiere” utilizzato e un lungo rettilineo finale su asfalto, in stile Tour de France, hanno dato spettacolo e non hanno visto incidenti di rilievo. Un percorso che, conoscendo le doti di abilità e di sprint, sarebbe stato forse adatto al miglior Robbie McEwen… Molte manche si sono risolte infatti all’ultima curva, dove il rider in seconda posizione e in svantaggio tagliava la curva, per buttarsi sulla sponda prima di chi lo seguiva, tagliandogli la strada e costringendolo a rallentare, per poi giocarsi tutto nella volata con partenza quasi “da fermo”, piuttosto inusuale se fatta su bici front da atleti in casco integrale e pettorina.
A farla da padrone, tra gli uomini, è stato l’intramontabile Brian Lopes, che ha messo in fila il rivale di sempre Michal Prokop e il sorprendente (fino ad un certo punto, molti lo segnalano da anni come uno degli atleti tecnicamente più validi) Filip Polc. Tra le donne, poche, esce quasi subito dai giochi Anneke Beerten, che chiude poi quinta, e vince quindi con un vantaggio abissale Jill Kintner, sull’atleta di casa Rachel Seydoux e sulla britannica Fionn Griffiths.
Four-cross
Classifica finale uomini
1. Brian Lopes (USA, GT)
2. Michal Prokop (Repubblica Ceca, Author)
3. Filip Polc (Slovacchia, Gravity group)
4. Gee Atherton (Gran Bretagna, Animal – Commençal)
5. Jared Graves (Australia, Yeti – Fox shox)
6. Jakub Hnidak (Repubblica Ceca)
7. Mickael Deldycke (Francia)
8. Thomas Todtli (Svizzera)
9. Bryn Atkinson (USA, GT)
10. Michael Hannah (Australia, Cannondale – The cut)
11. Guido Tschugg (Germania, Ssangyong – Fusion)
12. Cédric Gracia (Francia, Commençal)
13. Scott Beaumont (Gran Bretagna, Rocky mountain)
14. Jurg Meijer (Paesi Bassi, Dolphin)
15. Romain Saladini (Francia, Sunn)
16. Johannes Fischbach (Germania, Ghost)
17. Kamil Tatarkovic (Repubblica Ceca, Kona – Les Gets)
18. Dan Atherton (Gran Bretagna, Animal – Commençal)
19. Matej Vitko (Slovacchia)
20. William Evans (Gran Bretagna)
21. Elias Somvi (Italia, Iron Horse – Playbiker)
55. Guido Dracone (Italia)
67 classificati
Classifica finale donne
1. Jill Kintner (USA, GT)
2. Rachel Seydoux (Svizzera)
3. Fionn Griffiths (Gran Bretagna, Norco – Griffiths racing)
4. Mio Suemasa (Giappone, MS Intense)
5. Anneke Beerten (Paesi Bassi, Bikepark.ch)
6. Diana Marggraff (Ecuador)
7. Lucia Oetjen (Svizzera)
8. Elisa Canepa (Italia, Iron Horse – Playbiker)
9. Patarina Tothova (Repubblica Ceca)
10. Laura Brethauer (Germania)
11 classificate
Downhill
Classifica finale uomini
1. Matti Lehikoinen (Finlandia, G-Cross Honda) in 4’10”21
2. Steve Peat (Gran Bretagna, Santa Cruz Syndicate) a 2”00
3. Sam Hill (Australia, Iron Horse – Monster Energy) a 2”00
4. Fabien Barel (Francia, Kona – Les Gets) a 5”10
5. Michael Hannah (Australia, Cannondale – The cut) a 11”30
6. Adam Brayton (Gran Bretagna, MTB-direct.co.uk) a 12”00
7. Josh Bryceland (Gran Bretagna) a 12”40
8. Marcus Klausmann (Germania, Ghost) a 12”50
9. Adam Vagner (Repubblica Ceca) a 13’40
10. Rémi Thirion (Francia) a 15”40
11. Ben Reid (Irlanda) a 16”00
12. Alan Beggin (Italia, Mapei) a 17”20
13. Dan Stanbridge (Gran Bretagna, Mojo – Orange) a 17”40
14. Dave Wardell (Gran Bretagna, GT – Burgtec) a 17”40
15. Tom Deacon (Gran Bretagna) a 19”10
16. Fabien Cousinié (Francia) a 19”10
17. Mathias Haas (Austria) a 21”00
18. Dominik Gspan (Svizzera) a 21”10
19. Claudio Caluori (Svizzera – MS Intense) a 21”50
20. Markolf Berchtold (Brasile) a 22”40
23. Marco Milivinti (Italia, Ancillotti) a 26”10
29. Mickael Pascal (Francia, Q bikes – Saab – Salomon) a 28”40
30. Nathan Rennie (Australia, Santa Cruz Syndicate) a 29”00
40. Brendan Fairclough (Gran Bretagna, G-Cross Honda) a 35”40
48. Marc Beaumont (Gran Bretagna, MBUK – Santa Cruz) a 42”40
52. Cédric Gracia (Francia, Commençal) a 44”40
55. Marco Bugnone (Italia, Ancillotti) a 50”10
57. David Vazquez Lopez (Spagna, MSC) a 53”00
63. Nicolas Vouilloz (Francia, Lapierre) a 1’07”40
67. Gee Atherton (Gran Bretagna, Animal – Commençal) a 1’19”00
74. Greg Minnaar (Sudafrica, G-Cross Honda) a 1’56”10
82 classificati
Classifica finale donne
1. Marielle Saner (Svizzera, Bikepark.ch) in 4’59”22
2. Emmeline Ragot (Francia) a 2”40
3. Sabrina Jonnier (Francia, Iron Horse – Monster Energy) a 2”50
4. Mio Suemasa (Giappone, MS Intense) a 15”00
5. Tracey Hannah (Australia, Orange) a 18”10
6. Helen Gaskell (Gran Bretagna) a 18”50
7. Tracy Moseley (Gran Bretagna, Kona – Les Gets) a 23”30
8. Scarlett Hagen (Nuova Zelanda) a 28”40
9. Floriane Pugin (Francia, Châtel mountain cycle) a 32”30
10. Fionn Griffiths (Gran Bretagna, Norco – Griffiths racing) a 40”40
11. Céline Gros (Francia) a 40”40
23 classificate
Classifica semifinale uomini
1. Samuel Hill (Australia, Iron Horse – Monster Energy) in 4’02”30
2. Mickael Pascal (Francia, Q bikes – Saab – Salomon) a 14”20
3. Bernat Guardia Pascual (Spagna MSC) a 15”00
4. Fabien Pedemanaud (Francia) a 15”30
5. Nicolas Vouilloz (Francia, Lapierre) a 17”00
6. Brendan Fairclough (Gran Bretagna, G-Cross Honda) a 18”30
7. Justin Leov (Nuova Zelanda, Yeti – Fox shox) a 19”30
8. Damien Spagnolo (Francia) a 20”20
9. Samuel Blenkinsop (Nuova Zelanda) a 20”40
10. Damien Mermoud (Svizzera) a 21”20
158 classificati
Link
Le classifiche ufficiali del four-cross: uomini e donne.
Le classifiche ufficiali del downhill: uomini e donne.
Cronaca e foto da Pinkbike, e sempre da Pinkbike la bici di Sam Hill dopo l’impresa.
Le impressioni di Alan Beggin.
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