Addio a «Turbo» Hérin. Un incidente aereo si porta via l’unico italiano vincitore della Coppa del mondo di downhill
Prima su uno slittino. Poi in sella a una mountain bike. Ancora con lo snowboard. Infine con un Piper, con il quale volava tra i ghiacciai della sua Valle d’Aosta. Oggi a Torgnon c’era festa, per l’ultimo giorno di apertura degli impianti di risalita. Lui, giacca rossa da maestro di sci, si era dato da fare tutta la mattina sulle piste. «Dopo pranzo passo a salutarvi con l’ultraleggero, alzate la testa».
L’incidente a pochi metri dalle piste di Torgnon
Corrado Hérin è decollato dal campovolo di Châtelair, a Nus, attorno alle 15. Ha fatto un lungo giro verso Chamois e poi è sceso, in picchiata, per avvicinarsi a bassa quota sulla festa dello Sci Club Torgnon, con i ragazzi e le famiglie pronti per la premiazione della gara sociale di fine anno. Lui e il suo passeggero hanno salutato, poi hanno virato: volevano lanciare qualche coriandolo. Ma qualcosa è andato storto e lo Shock Cub della Zlin Aviation, con gli inserti in ruggine che lo facevano sembrare un aeroplano in disuso, si è schiantato in un bosco, a pochi metri dalle piste da sci da fondo, a Chantorné. I soccorsi sono stati fulminei, ma Hérin è morto; il passeggero che era con lui, Devis Blanchet, è stato portato all’ospedale Umberto Parini di Aosta dall’elicottero della protezione civile, con a bordo gli uomini del soccorso alpino valdostano; sul posto c’erano anche i carabinieri.
Blanchet non è in pericolo di vita: è stato ricoverato nel reparto di Ortopedia, con una prognosi di 30 giorni per tre vertebre incrinate. L’Ansv, l’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, ha aperto un’inchiesta e ha inviato un investigatore sul sito dell’incidente, per un sopralluogo operativo. I rottami dell’ultraleggero sono stati sequestrati. La procura di Aosta ha aperto un fascicolo d’indagine; se ne occupa il sostituto procuratore Luca Ceccanti. Hérin lascia la compagna Roberta Gyppaz, assessore comunale a Torgnon, e i figli Ester di 15 anni ed Erik di 11.
Un «fireman» prestato alla velocità, iridato nello slittino
Di professione caposquadra dei vigili del fuoco del nucleo Saf (speleo alpino fluviale) del comando Erik Mortara di Aosta, era nato a Fénis 52 anni fa ed è stato un atleta di altissimo livello in due sport considerati «minori»: lo slittino su pista naturale e la mountain bike, in particolare il downhill e il dual slalom. L’amore per lo slittino è nato un po’ per caso: dietro casa, a Fénis, c’era fino a qualche anno fa la pista di Combasse, l’unico impianto fisso per praticare questo sport sulle Alpi occidentali. Nello slittino ha vinto quattro medaglie iridate: nel 1986 un oro nel “doppio” con il collega vigile del fuoco Almir Bétemps, suo storico partner, sulla pista di casa di Fénis; nel 1990 due argenti, uno individuale e uno nel doppio, a Gseis, in Alto Adige; un altro oro nel doppio nel 1992 a Bad Goisern, in Austria. Nel 1994, Hérin e Bétemps vinsero la Coppa del mondo.
Nasce «Turbo Hérin», un fulmine arancione sulla Sintesi Bazooka
All’inizio degli Anni 90 si innamora della mountain bike. Quando capisce che il cross country non fa per lui e si lancia in discesa, «Co», come lo chiamano tutti gli amici, diventa «Turbo». Sulla sua Sintesi Bazooka, nel team Sintesi-Verlicchi, ha fatto la storia. Nella discesa ha vinto il primo titolo italiano a Buti, nel pisano, nel 1992. Poi altri tre titoli élite (nel 1995 a Nevegal, nel 2001 a Caldirola e nel 2002 a Commezzadura) e un tricolore nel dual (nel 1997 a Pila).
Ma è a livello internazionale che è stato unico. Nel 1994 ha vinto la medaglia di bronzo ai Campionati del mondo di Vail, negli Stati Uniti, in un podio con il francese François Gachet in maglia iridata e lo svedese Tommy Johansson d’argento. Nel 1997, il suo anno d’oro, conquistò la Coppa del mondo, con tre successi consecutivi di tappa sotto la pioggia a Nevegal, nella spagnola Sierra Nevada e nella canadese Mont-Sainte-Anne. È stato il primo atleta a riuscire nell’impresa di un filotto di tre successi consecutivi, per di più in condizioni molto diverse da gara a gara, ed era rimasto l’unico a esserci riuscito fino allo scorso anno, quando il francese Amaury Pierron, dominatore della stagione, l’ha eguagliato. È tuttora il solo italiano nella storia ad aver portato a casa la Coppa. In quell’annata magica, Hérin riuscì a interrompere il dominio di Nicolas Vouilloz, che aveva vinto le due precedenti edizioni della World cup e avrebbe poi dominato le tre successive.
Dt della Nazionale, tracciatore, uomo immagine di Pila
Nel 2002 si era ritirato dalle gare, diventando fino al 2005 direttore tecnico della Nazionale italiana. Aveva fondato la Mtb Hérin School, quei Black Arrows che per un paio d’anni furono i colori anche di Lorenzo Suding, e collaborava con numerose località come tracciatore. Aveva legato il suo nome a Pila, dove aveva disegnato il percorso della Coppa del mondo 2005 e gli attuali percorsi permanenti; aveva tracciato il velocissimo e filante Mondiale 2005 di Livigno. Nel 2016, in occasione dei suoi 50 anni, era tornato in gara tra i Master, diventando campione del mondo di categoria in Val di Sole. Dopo il miglior tempo assoluto in qualifica, in finale qualche trentenne gli era stato davanti: «Un gruppo di stranieri mi ha visto un po’ deluso – aveva raccontato -. Mi hanno detto “guarda che la maglia è quella, te la porterai dietro tutta la vita. Non si può competere a 50 anni con quelli che ne hanno 30″».
L’omaggio degli ex colleghi: «Addio a una leggenda»
Il dieci volte campione del mondo Vouilloz, francese vincitore di cinque Coppe del mondo, ricorda Corrado come «un campione, un rivale ma prima di tutto un amico. Una persona così grande, sono triste. Sappiamo di essere tutti di passaggio in questo mondo, ma è troppo presto per lasciare chi ti ama. Faccio le mie condoglianze alla famiglia, agli amici più stretti e a tutti gli amici italiani della mountain bike».
«È una notizia così triste, non ti scorderemo mai, amico» lo ricorda Steve Peat, britannico campione del mondo 2009 e vincitore di tre Coppe del mondo.
«Un gentiluomo e una leggenda tragicamente scomparsa troppo presto. Non scorderò mai il tuo modo selvaggio di andare in bici», lo ricorda il sudafricano Greg Minnaar, uno che in bacheca ha tre mondiali e tre Coppe. E, in italiano, aggiunge: «Riposa in pace».
Il due volte campione del mondo Fabien Barel, francese, scrive: «Corrado è stato un vero guerriero in bici. Negli Anni 90 è stato uno dei rari rivali di Nicolas Vouilloz. Sorrideva sempre, sul podio o fuori e per i giovani, com’ero io all’epoca, è stato un’ispirazione per l’impegno da mettere nello sport e il rispetto per gli altri».
Il vulcano Cédric Gracia aggiunge: «Corrado Hérin è stato il mio idolo di quando ero ragazzino. Me lo ricordo tutto vestito di arancione, sempre stiloso anche nelle situazioni più difficili. C’era sempre per darmi una mano, per cercare di andare più forte. Il re italiano del downhill era un vero uomo».
«Uno dei più grandi e un vero gentleman, ci mancherai Corrado» scrive Rob Warner, ex atleta inglese oggi voce del downhill per RedBull.tv.
Alan Beggin, pluricampione italiano, lo ricorda così: «Lui ha sempre avuto un solo obiettivo, vincere o comunque essere il migliore, su qualsiasi cosa facesse, una vita sempre al massimo!».
«Addio campione, rimarrai un mito. Ciao Corrado» scrive Suding, accanto a una foto di squadra, con Hérin, quando correva per i Black Arrows.
Steve Jones, giornalista inglese già a Dirt mag che era sul terzo gradino del podio del campionato del mondo Master vinto da Hérin nel 2016, lo ricorda come «un pilota totale, un genio sulla bici. Perdiamo una leggenda della mountain bike».
Il cordoglio istituzionale: «Eri un motivo di orgoglio»
«Appresa la tristissima notizia, esprimo ai famigliari le più sentite condoglianze anche a nome di tutto il movimento ciclistico» dice Renato Di Rocco, presidente della Federciclismo.
«Il vuoto che lascia a livello umano è enorme» sussurra Francesca Pellizzer, presidente della Federciclismo della Valle d’Aosta.
Antonio Fosson, presidente della Regione Valle d’Aosta (di cui Hérin era dipendente come caposquadra dei vigili del fuoco) esprime «il più profondo cordoglio e la vicinanza alla famiglia. Hérin ha fatto dello sport, insieme all’impegno nel sociale, la sua ragione di vita».
Mattia Nicoletta, sindaco di Fénis, paese dove era cresciuto, lo ricorda come un’«icona mondiale, a livello sportivo, nello slittino e nella mountain bike» che «ha saputo coinvolgere ed emozionare l’intera comunità, per la quale era e sarà sempre motivo di orgoglio».
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