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Lorenzo Suding racing diary #12: come rischiare di perdere la partenza delle qualifiche

Siamo arrivati, giovedì sera, Mili ed io al Bolfenk, l’hotel in cima al Pohorje Ski Resort di Maribor. Erano già tutti erano lì, da Ancillotti ad Iron Horse – Playbiker. Venerdì era bel tempo, e così abbiamo fatto cinque giri sulla pista di radici più veloce di coppa. La bici era perfetta, e con i dischi nuovi e le viti in titanio dei dischi regalate dai ragazzi della Formula ero più che motivato a dare gas. Di sera, spa nel Bolfenk jacuzzi time e poi tre piatti di pasta col pesto rosso, ma senza sale che quello l’abbiamo dimenticato. Sabato era un disastro, con pioggia da mattina a sera. Fango, radici e tre giri con la giacca da snowboard. La qualifica era spostata alla domenica.

Race day
Una giornata molto piena! Cominciamo alle 6.30 con una collazione leggera, perché alle 7 iniziano le prove. Il tempo è perfetto! Condizioni ideali per me. Pista bagnata e cielo blu! Wuay! Le radici crescono e le buche nei canaloni diventano scale giganti… Compressioni più profonde e salti e sponde morbide. Il primo giro stavo ancora dormendo e giravo senza pensarci e mi sembrava facile. Il secondo sentivo di più il fango attaccato alle gomme e il terzo run di prova andavo a manetta per capire cosa potevo fare e cosa no. E infatti tante radici dicevano di no. Ahahah! Sono andato dritto due volte in curva e il rock garden diventava sempre pazzesco. Uscivano delle radici dappertutto!

Dopo l’ultima prova, guardando l’ora mi è venuto un bel brivido perche dovevo essere in partenza entro 40 minuti e stavo ancora in fila per pulire la bici. I miei amici tedeschi mi hanno lasciato passare davanti visto che partivo un’ora prima di loro. Dovevo andare nell’apparatamento a prendere la mia maglia di gara con il dorsale attacato e anche tirare i raggi posteriori. Tomaso Ancillotti era in coda per l’ovovia, e mi ha prestato velocemente il tiraraggi, così avanzando in coda li ho tirati.

In ovovia, Marcus Klausmann mi raccontava di Myles Rockwell che una volta ha perso la partenza della qualifica per solo 5 minuti e i commissari non gli hanno lasciato fare la gara. A quel punto guadavo su all’arrivo del lift e calcolavo quanti piloni mancavano. Ero molto preoccupato.

Arrivato su con uno sprint all’appartamento mi sono cambiato la maglia, ho salutato i miei coinquilini francesi e via alla partenza per la strada sterrata per pedalare e fare un po’ di drifting per scaldarmi. Ce l’avevo fatta, ero giù e avevo 15 minuti prima della partenza, così ho fatto streching e ho tolto un tear-off della mascherina.

Sta volta salto la lunga descrizione della qualifica per accorciare un po’ il mio romanzo, abbiamo ricevuto un po’ di lamentele perché scrivo troppo, e Alessandro di MTBnews.it continua a chiedermi di essere breve. Scusa Ale.

La pista era ancora fangosa e le radici brillavano con i raggi del sole che trapassavano il bosco. I wet scream tenevano e ho trovato subito un ritmo tranquillo ma efficace. Dopo i tre giri rock’n'roll della mattina, sapevo dove rallentare, quindi tutto easy fino ad una curva stretta di radici che in un millessimo ho sentito il carro della bici colpirmi sul casco. Non lascio andare il manubrio e me la strappo sotto le gambe e rilancio come un scemo sulle radici. Qualificato 25esimo! Wuay! Per un attimo pensavo di averla persa… Ed era già la seconda volta nella stessa giornata.

Due ore dopo ero di nuovo in partenza, dopo aver montato i Minion FR! Time for some drifting! Ero super gasato ma anche tranquillo dopo una birretta bevuta dopo la qualifiche. Ahah, ci stava, no comment. Parto dopo Cameron Cole e via! Pedalo come un’anatra con questi flat pedals a cui non sono ancora abituato, ma mi hanno salvato già tante volte. Al salto di terra sono sprofondato, e la bici mi ha scalciato in avanti come un rodeo, ma in qualche modo non mi sono piantato con la testa nella sponda. Passato quel momento di brivido ho ripreso i battiti e ho dato gas… Ho perso i pedali due volte prima e dopo la pietraia. Sono arrivato all’arrivo senza schiantarmi, e non so cosa ho fatto per meritarlo ma ce l’ho fatta. 23esimo! Wuay!

Il giorno dopo abbiamo visto che ci hanno rubato il gazebo, e abbiamo becato un chiodo nella gomma del furgone Dayco. Con un mal di testa della festassa di domenica, lunedì è stata una giornata molto dura. Meno male che io e Milivinti siamo dei guerrieri così spessi! Ahah!

Ora sono a casa, a Pila, ed è martedì. Ho dormito dal mio amico Bubba e mi sono svegliato alle 8 precise per tracciare il nuovo tracciato di 4X di Pila con Corrado Hérin, in pomeriggio un giretto easy in freeride con Bubba e Piotta. Adesso siamo in sei sul balcone, le nuvole sono minacciose ma il barbecue lo facciamo sotto il tetto! Wuay!

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Le puntate precedenti del diario di Lorenzo: #00, #01, #02, #03, #04, #05, #06, #07, #08, #09, #10, #11.

by Lorenzo Suding, pubblicato il 24 giugno 2009 alle 13:59 e archiviato in: riders tag: cameron cole • coppa del mondo • corrado herin • downhill • dytech • formula • four-cross • lorenzo suding racing diary 2009 • luca benedet • marco milivinti • marcus klausmann • maribor • massimo ferro • myles rockwell • pila • slovenia • tomaso ancillotti

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