10 domande a… Dario Zampieri
Dario Zampieri è uno dei veterani del downhill e del four-cross italiani, nonostante sia poco più che trentenne. In pista da una vita, è tornato al top e con il coltello tra i denti, dopo qualche anno di sosta lontano dai “paddock” delle gare. Cuneese, “guru” della preparazione fisica (è istruttore di fitness, allenatore di atletica leggera, istruttore di spinning e personal trainer, e tiene una rubrica di preparazione atletica sul mensile Tutto mountain bike), in gara fa coppia fissa con il fratello Livio – che vedremo nelle prossime settimane sempre nella rubrica “10 domande” – con il loro team, il Vigor – Da Bomb. La stagione agonistica lo ha visto vice-campione italiano di four-cross e secondo alla Townhill di Bergamo, sempre dietro al fratello, e quarto tra gli élite nel circuito italiano downhill.
Dario, reduce da un intervento al crociato del ginocchio destro ma già in pieno recupero, fa il bilancio della propria stagione, tra alti e bassi, con le ormai consuete 10 domande.
1. L’evento più bello della stagione
Ne ho più di uno. Fare doppietta alla Townhill ed al campionato italiano di four-cross di Rossana era tutt’altro che scontato, ed invece ci siamo riusciti. Sono state emozioni grandissime, se penso a queste due gare non posso fare a meno che sorridere…
Poi concedimene un altro, il pre-mondiale di Commezzadura dove ho visto mio fratello salire sul podio al terzo posto! Roba da matti.
2. La giornata peggiore
Vedere Livio sbriciolarsi la tibia a causa di un banale step-up preparato male, mentre viaggiava dritto verso le semi-finali del 4X di coppa a Maribor ti assicuro che è stato il momento peggiore della stagione.
3. La gara e il percorso più bello del calendario italiano
Caldirola è stata resa molto accattivante con quei jumponi, anche l’Abetone è stata una bella sorpresa. Poi c’è poco da fare, come dice il buon Marco Simoncelli, «I circuiti dove vai forte piacciono sempre, quelli in cui vai piano ti fan sempre dire “che pista di merda!”». Sottoscrivo.
4. Il tuo idolo di tutti i tempi, nel mondo del downhill
Chiedimi chi è stato secondo me il numero uno di tutti i tempi e ti risponderò senza alcun dubbio: Nico Vouilloz. Mi impressionò in tempi non sospetti, nel 1992 a Mollbrucke, sede in quell’anno del campionato europeo di discesa. Io avevo quindici anni, osservavo tutti i miei avversari, lo vidi girare nelle prove: pazzesco! In gara non vinse, arrivò terzo tra gli junior ed io quindicesimo. Mi rimase impresso, già si capiva che era un marziano. Due mesi dopo vinse il primo dei suoi 11 titoli iridati. Irraggiungibile.
5. Come è cambiato il mondo del downhill da quando gareggi? E le biciclette?
Noi eravamo dei pionieri. Rischiavamo sulla nostra pelle l’inaffidabilità dei mezzi su cui correvamo. Si spaccava tutto e sempre! Telai, cannotti forcella, ruote, manubri, pedali, pedivelle, mozzi, attacchi manubrio e qualsiasi altro particolare meccanico delle nostre bici poteva rompersi – e puntualmente si rompeva! – in qualsiasi momento con esiti sempre imprevedibili. Ora questi episodi sono molto meno frequenti, data la grande evoluzione tecnica avvenuta nel tempo. Tante altre cose poi sono cambiate, in meglio, ma il discorso sarebbe troppo lungo da affrontare. Rientrando nell’ambiente ho però constatato che una cosa non è cambiata e cioè il fatto che con una bici in ordine e tanta manetta si possa arrivare a grandi risultati anche se non si dispone di grandi risorse economiche. Nel nostro sport la differenza la fa l’uomo al 90 per cento.
6. Quale ruolo pensi dovrebbero avere i media in questo sport?
La gente vuole il calcio e i media lo sanno. Si dà in pasto alla gente ciò che la gente vuole.
Ma il modo per dare visibilità al nostro sport esiste. Puntando sulla qualità organizzativa, curando maggiormente l’immagine e la comunicazione. Eventi come la Townhill possono fungere da esempio trainante. Se c’è comunicazione c’è, sempre, anche risposta.
Occorre cercare di coinvolgere maggiormente il pubblico. Particolari banali, come ad esempio le indicazioni verso il tracciato di gara piazzate qua e là in maniera visibile, possono contribuire ad avvicinare il pubblico al nostro sport. Non ha senso organizzare una gara in un posto sperduto senza dare la benché minima indicazione su come raggiungere, ad esempio, il traguardo. Abbiamo corso gare “Top class” in cui la gente del paese sapeva che ci fosse in corso una manifestazione di downhill sul territorio comunale giusto per sentito dire. Non si può poi pretendere che i media si accorgano di noi per intercessione divina…
7. Che cosa serve per far crescere il movimento?
Non sarà facile fare crescere il movimento downhill-freeride ulteriormente a breve. O meglio non sarà possibile imporre un’accelerata programmata con chissà quali manovre spericolate.
Sono convinto invece che assisteremo ad una più sana e regolare crescita, lenta ma costante, data dal continuo sviluppo tecnico di mezzi sempre più accattivanti e dall’ampliarsi dell’offerta estiva di servizi nelle stazioni di risalita montane. Il discorso agonistico verrà di conseguenza.
8. I tuoi obiettivi per il prossimo anno
Ne ho più di uno: sono stato da poco più di un mese operato per la ricostruzione del legamento crociato anteriore e per la riduzione del menisco del ginocchio destro, sto recuperando a tempo di record e tra poco potrò seriamente ricominciare a lavorare per migliorare soprattutto gli aspetti tecnici, in vista di un impegno più intenso nel 4X. E qui ti ho detto tutto. Ho trentuno anni compiuti, ma ne sento addosso la metà e sono convinto di poter ancora divertirmi e migliorare.
9. Un giovane emergente su cui scommetteresti per il futuro
Di sicuro per ora non ci sono quindicenni che vincano gli assoluti, come avvenuto con mio fratello e con Alan (Beggin, ndr) in passato…
Sento parlare bene di alcuni ragazzini, Francesco Colombo, Gianluca Vernassa e altri. Ho visto recentemente molto in palla Jacopo Orbassano, stiloso, veloce e dotato di quella grinta che troppo spesso manca alle giovani leve. Quando in Italia ci sarà un giovane dotato del giusto talento e dell’indispensabile spirito di sacrificio necessario ad affrontare gli allenamenti, allora vedremo qualcosa di interessante…
10. Il 2008 verrà ricordato per…
Sam Hill che cade alla penultima curva del tracciato mondiale di Commezzadura e, personalmente, il saluto di un amico che è andato in cielo.
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