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10 domande a… Lorenzo Suding

Lorenzo SudingMTBnews.it inaugura oggi una nuova rubrica, che attraverso dieci domande ci porterà a conoscere le opinioni e le impressioni di atleti, manager e addetti ai lavori del mondo della mountain bike gravity.
Iniziamo con Lorenzo Suding, giramondo stanziatosi a Torino, che nel 2008 è diventato campione italiano nella categoria under 23 con il team Playbiker – Iron Horse e che nella prossima stagione correrà per il Racing team Dayco. Suding è uno dei talenti più promettenti e dei caratteri più forti del panorama italiano, e le aspettative su di lui sono sempre di più anche a livello internazionale.

1. L’evento più bello della stagione
Il mondiale in Val di Sole! Pista spettacolare, gente gasata, tutti al massimo, spettatori e tifosi impazziti, interesse della stampa come si deve, per noi della nazionale italiana cibo buonissimo, alloggio di lusso e organizzazione perfetta. Insomma, non potevo immaginarmi meglio il mondiale in casa! A questo va aggiunta anche una grande prestazione dei corridori italiani, con Marco Milivinti 15esimo assoluto… e una festa indimenticabile, dimenticata solo per ragioni di ebbrezza…

2. La giornata peggiore
Domenica a Ravascletto, penultima tappa di circuito italiano. Ero nervoso per delle ragioni personali. In gara ho voluto dare più del mio limite, per mostrare alla gente cosa potevo fare, invece sono caduto nel penultimo bosco, quello più scivoloso di tutti, per poi piantarmi di nuovo perché con le mani infangate non potevo più tenere il manubrio. Ho rinunciato ed ero molto deluso di me stesso. Quel giorno mi sono giurato delle cose che hanno cambiato le mie decisioni e attitudini per il 2009.

3. La gara e il percorso più bello del calendario italiano
Pragelato per il bagnato e Pila nell’asciutto.
Pragelato era ripida e tecnica. Lì il trucco era di lasciar i freni aperti perche se no la bici ti mandava dove voleva lei.
Pila è una pista velocissima e tecnica come un rodeo… con tutti i buchi dovevi tener la bici per terra con tutta la tua forza, e in curva sperare che la gomma posteriore tenesse fino all’uscita.

4. Il tuo idolo di tutti i tempi, nel mondo del downhill
Ne ho tanti… Ogni volta che vedo Sam Hill passare mi innamoro del suo stile. Mi sembra che sotto quel casco ci sia sempre un sorriso. Poi la precisione e forza di Barel, l’attitudine di Gee Atherton che in qualsiasi situazione guarda avanti e non pensa neanche ad usar i freni se si sta dirigendo su un albero con un piede sganciato in aria.
Ammiro tutti quei ragazzi che mi fanno sentire piccolo così…

5. Come è cambiato il mondo del downhill da quando gareggi? E i mezzi?
Gareggio da più di 10 anni… Prima le bici erano da cross country, oggi sono delle moto. Ed è esattamente così che si girava in confronto ad oggi. Ieri un pezzo si faceva a passo d’uomo con il peso buttato indietro, adesso quello stesso pezzo di pista non lo vedi neanche perché tocchi per terra due volte o lo salti per intero.

6. Quale ruolo pensi dovrebbero avere i media in questo sport?
I media in Italia si concentrano al 90% sul calcio. Bisogna rubare spazio televisivo e parlare con i giornali letti dai giovani e fargli capire che è molto più interessante il nostro sport che 22 maschi che rincorrono una palla.

7. Che cosa serve per far crescere il movimento?
Per ottenere attenzione dalla stampa, servono persone che si impegnino. Manager che usino i propri ganci nei media. Ci sono già dei manager che si impegnano molto per mettere in mostra il nostro sport, facendo degli stage o delle gare in mezzo alle città, o semplicemente parlando in ogni posto e invitando gente a provarlo, anche usando una bici prestata. Sono gli instancabili. Quelli che conosco io in Italia sono Romano Favoino, Maurizio Lazzero, Roberto Vernassa, Simon Cittati, Bruno Zanchi e pochi altri… Comunque sono pochi che si impegnano cosi tanto.
Secondo me ognuno che prende questo sport sul serio e lo vuole veder crescere deve fare tutto ciò che può per presentare questo sport ad amici e gente che fa altri sport.

8. I tuoi obiettivi per il prossimo anno
Sopratutto divertirmi, e anche vincere il più possibile… così mi diverto ancora di più!

9. Un giovane emergente su cui scommetteresti per il futuro
Gianluca Vernassa se rimane in sella diventerà secondo me un pericolo per tutti in un paio di anni.

10. Il 2008 verrà ricordato per…
Il mondiale in Val di Sole, perché è stata una settimana di downhill puro e duro; la morte di Gianni Beggin e il ritiro del figlio Alan, sperando che torni al più presto.

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by Alessandro Mano, pubblicato il 26 novembre 2008 alle 18:58 e archiviato in: interviews tag: 10 questions • alan beggin • bruno zanchi • circuito italiano downhill • commezzadura • cross country • dayco • fabien barel • gee atherton • gianluca vernassa • giovanni beggin • iron horse • lorenzo suding • marco milivinti • maurizio lazzero • pila • playbiker • pragelato • ravascletto • roberto vernassa • romano favoino • sam hill • simon cittati • val di sole

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