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10 domande a… Alberto Ancillotti

Alberto AncillottiAlberto Ancillotti è una bandiera. E’ uno dei pochi produttori italiani noti in tutto il mondo in un settore di nicchia come quello del downhill, e porta il tricolore in giro per il mondo. E’ un bandiera dell’artigianato italiano: ogni suo prodotto è unico e personalizzato, lontano dalla logica industriale di quasi tutti i concorrenti. E’ il “capopopolo” degli amatori, bandiera di tutte le lotte di questa categoria contro il nemico giurato, la Federazione ciclistica italiana. Come ogni bandiera, non è riconosciuto da tutti gli amatori come proprio rappresentante, e alcune delle sue battaglie sembrano destinate a cadere nel vuoto dopo tante discussioni.
Ancillotti però è un personaggio autentico, che non le manda a dire, e anche rispondendo alle classiche “10 domande” di MTBnews.it ne approfitta per tenere alta la guardia, per lanciare le proprie proposte e per continuare a combattere tutte le situazioni che non gli garbano.
Nel frattempo ha rinnovato il proprio team, con l’arrivo dei due neozelandesi Wyn Masters e Brook MacDonald, per sostituire Marco Bugnone e Marco Milivinti, che hanno portato il marchio toscano a tanti successi negli anni più recenti.

1. L’evento più bello della stagione
La prestazione di Marco Milivinti al mondiale in Val di Sole, ma anche a Caldirola con il suo gesto di alzare vittoriosamente al cielo la sua Tomaso DHP davanti al publico, l’ha resa un’indimenticabile giornata.

2. La giornata peggiore
Sono indeciso fra due, entrambe a Pila per il campionato italiano.
Quando il sabato mia moglie mi comunica, in lacrime, la morte del mio dolce ed affettuoso labrador Nury, o quando la domenica della gara ha cominciato a piovere ed ho capito che avremmo dovuto dire addio all’ultima ciliegina sulla torta di una stagione entusiasmante.

3. La gara e il percorso più bello del calendario italiano
Beh, qui non posso che allinearmi con tutti gli altri che mi hanno preceduto, affermando che è stato Pila, ma direi anche in prospettiva l’Abetone, dove fra l’altro mi sono cimentato con Tommy (Tomaso Ancillotti, figlio di Alberto, ndr) nelle vesti di “consigliere e operaio” del  tracciato: un’esperienza divertente, che voglio, nei limiti del tempo disponible, non lasciar cadere, visto anche che la Doganaccia è intenzionata a fare qualcosa per il downhill.

4. Il tuo idolo di tutti i tempi, nel mondo del downhill
Idolo come campione, non tanto quindi come simpatia, quanto per stoffa, senz’altro Nicolas Vouilloz , una rivoluzione nella guida, non pedalava mai, un abisso nelle prestazioni rispetto ai suoi contemporanei. Ma anche Hill ritengo sia alla sua altezza, peccato che troppe stagioni li separino per un confronto diretto.

5. Come è cambiato il mondo del downhill da quando sei nell’ambiente? E le biciclette?
Il mondo della discesa, direi fortunatamente, anche se fra alti e bassi di partecipazione, è sempre stato in fondo così: genuino, semplice un po’ guascone. Ci sono stati, è vero, dei brutti momenti di numeri esigui, dei mega-TIR e di un po’  di puzza sotto il naso verso chi metteva la tenda nel prato, ma alla fine il movimento ha vinto, è ricresciuto alla grande
come deve essere: semplicità, amicizia e divertimento soprattutto.
Per le bici,  i concetti base con cui ho iniziato, venendo dalla moto, sono gli stessi di oggi. Certo l’evoluzione nel mio caso c’è stata e tanta ma non c’è stato stravolgimento, era già tutto insito nei primi  prototipi. Se li  riguardo, specie quello in carbonio del lontano ’93, non posso che trarne soddisfazione.

6. Quale ruolo pensi dovrebbero avere i media in questo sport?
Penso che ormai la cosa sia diventata un luogo comune il downhill ed il four-cross sono spettacolari e si meritano più visibiltà. Un grande balzo in avanti si è avuto grazie a Freecaster e alle dirette via web delle gare di coppa del mondo.

7. Che cosa serve per far crescere il movimento?
Rendersi conto che è il divertimento il motore di tutto, la gente deve tornare a casa soddisfatta.
Il movimento è già in forte crescita, lo ha sancito del resto anche l’UCI. Bisognerebbe quindi preoccuparsi di non ripetere  gli errori fatti, come regolamenti elitari ed ingiusti numeri chiusi, che avevano quasi spento la disciplina ed allontanato la maggior parte dei piloti, senza d’altra parte, creare campioni. In questo momento la nostra ricchezza  è la dimensione sempre più ampia che il movimento ha assunto, il fatto che i numeri siano alti lo fa diventare più interessante, per tutto il giro d’affari che ne consegue, per gli organizzatori, per i negozi, i team, gli sponsor. E questo grazie agli amatori, con più gente che si avvicina, più possibilità ci sono che tra questi  qualcuno abbia il DNA del campione. Il figlio od il parente dell’amatore  puo’ essere il nuovo campione, del resto Alan Beggin è figlio di Gianni, Claudio Cozzi è figlio di Fabrizio, Marco Milivinti di Giordano, Marco Bugnone è entrato per seguire Andrea, Toni Gambirasio correva prima dei figli Carlo e Vittorio, Pittino idem. E gli esempi potrebbero andare avanti, fino ad arrivare a Francesco Colombo: questo è un dato di fatto, il numero e quindi anche gli amatori non solo non penalizza ma aiuta la disciplina, anche nel miglioramento qualitativo e nel ritrovamento di nuovi talenti.

8. I tuoi obiettivi per il prossimo anno
Faremo di tutto per ottenere dei risultati a livello di quelli del 2008, e ci sembra, anche grazie alle ultime mosse che abbiamo fatto (e che non sono ancora finite), di avere delle buone carte da giocare. Ma soprattutto il nostro obiettivo è di trovare, con la  partecipazione alle gare, quello che ci interessa di più, e cioè nuovi spunti per migliorare ancora il prodotto, nonchè fornire l’assistenza ai nostri clienti.

9. Un giovane emergente su cui scommetteresti per il futuro
Se parliamo di giovanissimi certamente il forte duo Colombo-Vernassa: il primo quest’anno ha vinto tutto, nella sua categoria, dimostrando che la nostra scelta di fornirlo di una Tomaso DHP su misura, di una vera bici da discesa seppur extra small, è stata la scelta vincente.

10. Il 2008 verrà ricordato per…
In campo internazionale senz’altro per la caduta di Hill (errore del pilota, ma  dopo aver osservato al rallentatore le fasi precedenti, affermerei che ci sono state anche delle concause). A livello italiano, per la scomparsa di Gianni Beggin e l’uscita di scena, sulle cui modalità ci siamo già un po’ tutti espressi, di Alan.

Link
Il sito Ancillotti.
Il blog del team.
Tutte le interviste di MTBnews.it.

by Alessandro Mano, pubblicato il 13 gennaio 2009 alle 10:12 e archiviato in: interviews tag: 10 questions • 1993 • abetone • alan beggin • alberto ancillotti • amatori • ancillotti • andrea bugnone • antonio gambirasio • brook macdonald • caldirola • campionato del mondo • carlo gambirasio • claudio cozzi • commezzadura • coppa del mondo • doganaccia • downhill • fabrizio cozzi • fci • four-cross • francesco colombo • freecaster • gianluca vernassa • giordano milivinti • giovanni beggin • luca pittino • marco bugnone • marco milivinti • nicolas vouilloz • pila • sam hill • tomaso ancillotti • tomaso dhp • uci • val di sole • vittorio gambirasio • wyn masters

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